Prima di Sapere Chi Sono, Ho Dovuto Capire Chi Non Ero.

Non ho mai creduto che il senso della vita fosse inseguire la felicità a tutti i costi, come se fosse un traguardo da raggiungere o una meta definitiva dove tutto si sistema magicamente. La verità è che ho iniziato a leggere molto presto, e non erano certo quei libri che ti offrono soluzioni facili o frasi motivazionali da ripetere allo specchio; erano libri pesanti, quelli che ti mettono di fronte ai tuoi limiti, ai tuoi abissi e ti obbligano a guardarti dentro anche quando ogni parte di te vorrebbe semplicemente chiudere gli occhi e passare oltre.

Ho sempre sentito che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quella crescita personale da palcoscenico, fatta di sorrisi forzati e di “pensa positivo e tutto si risolve”, una narrazione tossica che non fa altro che coprire il disagio con una mano di vernice fresca, mentre sotto la superficie tutto continua a marcire. Non volevo imparare a sentirmi bene per qualche ora o per qualche giorno, sapevo che quella era solo una tregua e che, prima o poi, la realtà sarebbe tornata a chiedermi il conto.

Così ho iniziato a cercare altro, qualcosa di più scomodo ma infinitamente più vero. Ho cercato la sregolatezza dei sensi di Rimbaud, la profondità lacerante di Dostoevskij, la lucidità spietata di Seneca, la solitudine consapevole di Krishnamurti. Non cercavo risposte, cercavo i giusti interrogativi. E, proprio quando pensavo di aver trovato qualche certezza, la vita mi ha ricordato che le verità più grandi arrivano nel silenzio, spesso attraverso la sofferenza che si insinua nelle crepe dell’anima quando smetti di anestetizzarla.

 

Ci sono stati anni in cui la depressione è stata l’unico spazio familiare, in cui la depersonalizzazione mi faceva sentire spettatore estraneo della mia stessa vita e la derealizzazione trasformava ogni cosa in un sogno offuscato e irraggiungibile. Gli attacchi di panico non avevano bisogno di inviti: si presentavano come ospiti indesiderati nei momenti più impensati, ricordandomi quanto sia labile la linea che separa l’equilibrio dalla vertigine.

Eppure, proprio nel mezzo di quel vuoto che avrei voluto evitare a ogni costo, ho trovato qualcosa che nessun libro e nessun maestro aveva mai saputo offrirmi: la mia voce, quella autentica, quella che non si nasconde dietro le maschere sociali e che non teme il silenzio. Ho capito che la vera forza non è nel sentirsi sempre al sicuro o nel rincorrere ossessivamente un’idea di felicità, ma nel restare in piedi anche quando tutto dentro crolla, nel continuare a pensare anche quando tutto sembra spingerti a smettere.

Leggo per la prima volta il mio libro scritto qualche anno fa: “Canti dall’Aldilà – Deliri dal Paradiso nell’Inferno

Non ho mai seguito un solo maestro, né mi sono aggrappato a un’unica filosofia; ho preferito attraversare le mie crepe a piedi nudi, affrontando il dolore che ogni passaggio inevitabilmente comporta, perché solo chi ha il coraggio di smontare ogni certezza può davvero ricostruire sé stesso da zero.

Oggi non sono qui per insegnarti a sentirti meglio o per offrirti l’ennesima formula magica che promette di aggiustare tutto con pochi semplici passaggi. Quello che voglio è qualcosa di molto più profondo: mostrarti come diventare finalmente libero, non da ciò che ti accade, ma dalla prigione invisibile dei tuoi stessi pensieri condizionati.

Perché la vera libertà non si trova nel vivere senza problemi, ma nel non esserne più schiavo. E quando smetti di rincorrere quello che ti manca e inizi a sottrarre tutto ciò che non ti appartiene davvero, scopri che la pace non è uno stato emotivo, ma una condizione mentale conquistata con fatica e presenza.

Se sei qui, è probabile che dentro di te qualcosa si sia già rotto, che tu abbia già sentito quella frattura sottile che ti separa dalla vita che stai vivendo e da quella che, in fondo, sai di meritare. E quando quella crepa si apre, non serve più fingere che tutto vada bene.

È proprio lì, in quel punto fragile e doloroso, che si apre lo spazio per ricominciare.
Non aggiungendo altro, ma togliendo finalmente tutto quello che da troppo tempo appesantisce i tuoi passi.

Da qui si riparte.
Non ti prometto che sarà facile, ma sarà reale. E, questa volta, non tornerai indietro.

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